Sposato il sociale, divorziando dal piccolo evangelico,
abbiamo conseguenze gravi:1) Il piccolo fuori dal sociale.
2) Incompatibile.
3) La fede nel sociale.
4) Non lo lasciamo iniziare neppure nel privato.
5) Infedeli.
6) Traditori.
Mi rinnego il piacere, sciolgo la morte dell’amore (prima
assoluzione) e vado svolgendo la vita dell’amore. L’amoregenera il bene, che piace immensamente all’amore per me e me lo fa divorare. L’amore per me non vuole un bene
velatomi e vuole un bene appariscente, e la nostra situazione
sociale ce ne ha offerto in sovrabbondanza. Quale
bene? Quello sociale. Una idea: quella materialista, ci ha
sollecitati e ci ha rapito una intera classe sociale: l’operaia,
fatta di poveri sociali; e noi l’abbiamo inseguita,
riprendendola. Abbiamo così puntato al bene sociale, con
la parola, con gli scritti, con l’azione. Abbiamo sposato il
sociale, e non ci siamo accorti che stavamo divorziando
dal piccolo evangelico.
Il fatto ormai è compiuto. Ora non ci resta che elencare le
conseguenze disastrose dell’aver sposato il sociale divorziando
dal piccolo. Mettiamo a fuoco innanzitutto il piccolo
evangelico. Il piccolo è Gesù, il quale liberamente ha
accettato su di sé una ingiustizia sociale, per di più ecclesiale,
che rapportata alla sua irraggiungibile dignità si può
giustamente ritenere la somma delle ingiustizie sociali di
tutti i tempi. L’ha subita in silenzio e con amore; dopo di
aver annunciata la giustizia sociale, di aver denunciato le
ingiustizie sociali, Lui ha pubblicato la giustizia divina: è
giusto subire, alla maniera divina, l’ingiustizia sociale; e
ne ha fatto il suo Vangelo: se qualcuno vuol farsi Chiesa
mia, si rinneghi il piacere del bene appariscente, per
lasciarsi giustiziare dalla ingiustizia sociale. Ecco il piccolo
evangelico che dovremmo annunciare:
1) Ebbene: noi cosiddetti cristiani non abbiamo fatto entrare
il piccolo evangelico nel sociale, e non lo abbiamo
fatto neppure nel privato. L’abbiamo tenuto fuori, perché
non serviva minimamente ai nostri scopi (all’amore
per noi), che erano sostanzialmente di recuperare la
classe operaia non a Cristo, ma a noi stessi. L’abbiamo
voluta recuperare a noi (contro) senza di Lui.
2) Abbiamo stabilito e sancito la incompatibilità tra il piccolo
evangelico e il bene sociale. L’uno contrasta l’altro.
Pertanto il Vangelo non ha alcuno spazio nel sociale.
Il Vangelo così non si può inserire nella vita.
3) La fede che abbiamo negata al piccolo evangelico,
l’abbiamo concentrata integralmente nel sociale (valore
assoluto).
4) L’eliminazione del piccolo evangelico dal sociale si è
allargata nel privato.
Così la falsa dignità, quella esigita dall’amore per sé,
ha potuto innalzarsi fino alle stelle, e più nessuno vuole
accettare alcuna restrizione imposta e dal privato e dal
sociale. Salta la famiglia, dove più nessuno vuole subire.
Salta la società, dove più nessuno fa sacrifici, neppure
per salvare la barca dello stato che affonda sotto il
peso del debito pubblico.
5) Abbiamo pubblicato la nostra infedeltà a Cristo.
L’abbiamo realizzata nel privato, dove il piccolo evangelico
Gesù ve lo aveva chiaramente collocato: ‘a
chiunque ti schiaffeggia sulla guancia destra...’, ‘a chi
vuol farti causa per prenderti la tunica, lascia anche il
mantello’; ‘se qualcuno ti angarierà per un miglio, va
con lui per due’.
L’abbiamo pubblicata nel sociale, nel quale noi dovevamo
entrare col piccolo evangelico. Non possiamo
dire che nel sociale Gesù non lo aveva collocato, perché
il sociale di oggi non c’era 2000 anni fa.
6) Abbiamo consumato il nostro tradimento: abbiamo
consegnato il piccolo evangelico alla morte pubblica
nel sociale. Possiamo, a questo punto, sentirci Chiesa
di Cristo, noi che abbiamo bandito dal privato e dal
sociale il piccolo evangelico?
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