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Quarta operazione: aspiratore di credibilità aderente.
La mia ambizione: farmi credibile.
Credibilità da Satana rubata al Padre mio, e affidata a
me. Sono ladro della credibilità divina, e la abbino al bene
che piace. Gesù non con i miracoli, non con l’omniscenza,
ma con un bene che a noi non piace affatto: la giustizia
divina.


Il piacere del bene mi fa produrre bene facile a vedersi
(generatore di bene appariscente). Mi fa mettere in mostra
il bene capace di attirare (ostensore di bene attraente).
La attenzione bene disposta me la fa convogliare verso di
me (convogliatore di attenzione bene disponente). Qui
non mi fermo, procedo oltre: quando l’attenzione di amore
è bene disposta verso di me, che cosa io attendo? Questa
grande cosa: che risulti credibile davanti agli altri.
Credibile: non è ancora credere.
C’è tutto per essere creduto. Pronto ad essere creduto; e
questo fa inclini a credere, rende facile al credere, porta a
credere. Farsi credibile è la più grande ambizione umana.
Ma non è una buona ambizione; è una pessima, una orribile,
blasfema ambizione.
Solamente Dio è credibile. Solamente Dio ha il diritto e il
potere di farsi credibile.
Il mio potere è infernale. Da quando io mi sento portato a
farmi credibile? Dal momento in cui Satana ha bloccato in
direzione mia lo spirito di amore del Padre, facendone
istintivo amore per me. L’amore Paterno ha in sé la credibilità;
Satana gliel’ha rapita e l’ha affidata a me, sostituendole
l’oggetto.
Da allora la mia forte aspirazione a risultare credibile. Me
l’ha incarnata così bene nell’amore per me, che l’offesa
più grande che mi si può fare è dirmi che non mi si crede.
Allora, infatti, scoppia feroce la mia reazione: ‘Non vuoi
credermi? Peggio per te! Lascia stare!’. Cosicché io risulto
un ladro della credibilità divina; io voglio essere credibile,
non Lui.
Non solo ho rubato a Dio la credibilità, ma la costringo a
camminare insieme con il bene che piace.
Il bene umano: quello sociale e caritativo, piace a me,perché
piace agli altri; tanto che ne ottiene la attenzione bene
disponente. Piace a due amori infernalizzati: al mio e al
loro. Io mi rendo credibile facendo il bene che piace agli
altri (non quello che piace a Dio). Non così ha fatto Gesù.
Figlio del Padre in carne umana, aveva il diritto e il potere
e anche il mezzo per farsi credibile.
1) Si è fatto credibile. Non lo ha fatto per il grande bene
compiuto prodigiosamente, bene piacevolissimo alla
gente.
2) Ha voluto farsi credibile. Come non l’ha fatto per quella
conoscenza che spaziava in tutti i misteri divini più
reconditi.
A conclusione dell’Ultima Cena, i suoi vanno convinti
che Gesù sa tutto, e vi fanno poggiare la loro fede: ‘Ora
sappiamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno
ti interroghi; perciò crediamo che sei venuto da Dio’. E
Gesù con una punta di sarcasmo: ‘Ora credete? Ecco,
viene l’ora, anzi è già venuta, che vi disperderete ciascuno
per conto proprio, e mi lascerete solo’.
3) Gesù domanda la credibilità su un bene che non piace.
Quale? Gesù chiama la nostra attenzione sulla giustizia
divina, e proprio su questa domanda la credibilità.
Ma questa non ci piace affatto, a noi, perché è subire in
silenzio e con amore per pura devozione al Padre la ingiustizia
sociale.
Offre alla nostra credibilità il suo fare il piccolo davanti
alla sua Chiesa, e pone come prova autentica della mia
fede in Lui: il mio fare il piccolo.
La sua attrazione umana dalla sola sua croce: ‘E io, quando
sarò innalzato da terra, tutti trarrò a me stesso’.
Attenzione di tutti: di odio, più che di amore.
Come ci sarà salvatore per noi che facciamo il bene che
piace all’uomo, e non quello che piace a Dio: il piccolo
evangelico? Credibili noi col bene che piace, e non credibili
col bene che piace a Dio.

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