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Bene egoisticizzato: il momento della verità: quando non
viene accolto. Il piacere del bene dà la copertura migliore
al piacere del male. Lo si scopre quando il bene egoisticizzato
non ha accoglienza, e non ottiene ammirata glorificazione.


Il piacere del bene:
1) Mi fa generatore di bene facile a vedersi: bene appariscente.
2) Mi fa mettere in mostra un bene capace di attirare: bene
attraente.
3) Mi fa convogliare su di me l’attenzione ben disposta:
bene disponente.
4) Mi fa aspirare la credibilità pronta ad aderire: bene aderente.
5) Mi fa divorare la gloria acclamante: bene gloriante.
6) Mi fa appropriare il bene vagante (che non ha nome):
bene appropriante.
Lo faccio col bene divino: quello fatto a me; quello fatto
da me ai miei fratelli, e quello fatto dai miei fratelli. A questo

punto occorre aprirlo e guardare dentro un bene che
scorre tranquillamente, nella assoluta certezza che questo
bene ci dà il massimo di sicurezza.
Bene buono o bene cattivo quello che punta decisamente
alla mia glorificazione presente. Superficialmente se ne
avessi dispiacere risulterebbe sicuramente cattivo; mentre
quel bene mi dà il massimo di piacere.
Il piacere del bene me lo fa sentire non buono, ma ottimo,
e io me ne vado tranquillo.
Neppure il piacere del male riesce a svolgere l’azione di
tranquillante propria del piacere del bene. Quello del
male, presto o tardi, in un modo o in un altro, lascia emergere
l’inganno. Mentre quello del bene gode di una copertura
così perfetta che solamente alla luce Pneumatica se ne
può scoprire il tragico inganno.
Ciecamente ce ne andiamo sicuri in compagnia di un bene
cattivo. I passaggi del bene in parola ci stanno chiaramente
davanti: da appariscente a attraente, a disponente, ad
aderente, a gloriante. Questi vari passaggi operano un processo
Pneumatico infernale.
Lo chiamo Pneumatico perché è lo Pneuma che lo opera
in me: insieme con me è l’Agente della morte Paterna. Il
processo ha un suo nome: egoisticizzazione. E il bene che
soggiace a quel processo si chiama bene egoisticizzato
(piegato al servizio dell’amore per me). E siccome l’amore
per me mi vuole grande, potente, gaudente, il bene egoisticizzato
serve ottimamente alla mia grandezza, alla mia
potenza e alla mia glorificazione. Il bene egoisticizzato è
tutto quanto e sempre un bene cattivo. Il piacere non me lo
lascia minimamente scoprire.
Occorre attendere quando il bene egoisticizzato incontra
chi gli è contrario. Raramente allora viene accolto. La

buona accoglienza la ottiene solamente da coloro nei quali
è in atto il medesimo processo di egoisticizzazione.
Là dove scorre il piacere del male si afferma prontamente
una dura opposizione a quel bene cattivo.
Nei malvagi c’è un intuito finissimo che li porta ad individuare
immediatamente la falsità di un bene egoisticizzato.
E non è che la lettura se la tengano per sé: la passano a noi
sacerdoti con un gusto di odio e di vendetta: i tuoi cristiani
il bene non lo fanno per Dio, ma per loro stessi, per mettersi
in mostra e averne ammirato riconoscimento dal
sacerdote! I tuoi cristiani sono un sacco di impostori! E
noi ora completiamo: i grandi lo sono certamente, ma i
piccoli non lo sono affatto: quelli non amano il bene appariscente,
ma quello evanescente: quello che scompare agli
occhi umani. Quell’incontro con chi gli è contrario diventa
il momento della verità per il bene egoisticizzato: è allora
che io mi faccio vendicatore di bene repellente. Dal mio
bene egoisticizzato esce fuori un’onda interminabile di
vendetta contro chi non accoglie quel mio bene.

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