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Altre tre conseguenze:
1) Abbiamo rinnegato la vera missione: fare dei poveri
altrettanti piccoli.
2) Dei poveri ne abbiamo fatti dei ricchi inappetenti di Dio.
3) Abbiamo fatto acuire intelligenza e scaltrezza del potere
economico.

Rinnegandomi il piacere dell’amore di odio, mi sciolgo la
morte dell’amore e la vado svolgendo in vita dell’amore.
L’amore genera il bene che piace all’amore per me, e mi
fa preferire il bene appariscente. La condizione sociale dei
poveri sociali ce ne ha offerto ottima occasione. L’idea
materialista rubandoci la classe operaia ci ha provocati, e
noi ci siamo lanciati sul bene sociale e lo abbiamo cordialmente
sposato. E non ci siamo minimamente accorti che
sposando il sociale lo abbiamo ‘rato e consumato’, e il
divorzio dal piccolo evangelico lo abbiamo ufficializzato.
Non ci resta che considerare con estrema amarezza le conseguenze
disastrose. Gesù il piccolo aveva pubblicato in
se stesso la giustizia divina: è giusto subire in silenzio e
con amore l’ingiustizia sociale. ‘Questo è il mio Vangelo:
chi vuol essere mio discepolo e mia Chiesa rinneghi il piacere
del bene appariscente, per lasciarsi giustiziare dalla
ingiustizia sociale’. Noi non l’abbiamo fatto e non lo
abbiamo annunciato al mondo. Conseguenze:
1) Il piccolo evangelico l’abbiamo tenuto fuori dal sociale.
2) Ne abbiamo sancito l’incompatibilità.
3) La fede cristiana si è centrata tutta sul sociale.
4) Il piccolo evangelico l’abbiamo pure bandito dal privato.
5) Abbiamo pubblicato la nostra infedeltà a Cristo.
6) Abbiamo consumato il nostro tradimento alla morte
pubblica del sociale.
1) Abbiamo rinnegato la missione vera del cristiano. Gesù
ci ha mandato ai poveri sociali per farne altrettanti piccoli,
e ci ha mandati come agnelli per dare ai poveri
l’immagine del piccolo; ma ai nostri giorni annunciamo
alla gioventù malgascia: siate intransigenti nella lotta
per la giustizia sociale. Se avessimo svolto la vera missione
del cristiano!
Avremmo ora una Chiesa di piccoli, non certo oceanica,
ma sovraccarica di potere Pneumatico; con quel
potere avremmo non solo illuminato i poveri sociali,
ma li avremmo in parte recuperati al Cristo e alla sua
Chiesa; li avremmo liberati dalla vera schiavitù a cui
l’uomo su vota ciecamente, amandosi e costruendosi
una vita di piacere e di godimento.
Avremmo intaccato la caparbietà del potere economico,
e ne avremmo mitigato la virulenza.
Avremmo sicuramente portato sollievo ai poveri sociali,
perché avremmo accresciuto il numero di coloro che
dandosi un tenore di vita molto severo, avrebbero
immesso nella società una massa enorme di beni e di
aiuto che invece divoriamo stoltamente ignari e indifferenti
alla miseria che devasta l’umanità.
2) Ad ora, che l’azione sociale dei cristiani può vantare
decenni di vita, quale esito abbiamo conseguito? Il povero
sociale è diventato ricco, e quindi grande, e lo fa da
grande. Prima ha lasciato la Chiesa, perché l’idea materialista
ha ottenuto la sua piena fiducia; ora che si è fatto
benestante, non ha più bisogno né della idea, né della
Chiesa. Abbiamo sigillato l’ateismo della classe operaia.
3) Non abbiamo mitigato la crudeltà del potere economico;
ma abbiamo invece suicidato i destinatari del capitale,
i quali hanno acuito la loro intelligenza e la loro
astuzia. Così le nazionali sono diventate multinazionali,
e i manipolatori della pubblica opinione sono passati da
una testata di giornale a una concentrazione di testate, e
sono diventati i padroni del cervello nazionale.
Poiché questi sono i risultati che abbiamo conseguito sposando
il sociale e divorziando dal piccolo evangelico,
dovremmo proprio rivedere le cose. Ma forse non ne
siamo più capaci. Satana ci ha presi per la gola del bene
appariscente.

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