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Segretezza da dare ad ogni atto di bene. Gesù di bene sensibile
ne fa, ma come un segno e come lo svolgimento
all’odio. Se non rispettano le sue finalità, ora si ritira, ora
comanda silenzio, ora li abbandona.
Il nostro bene lo vuole segreto. Attenti alla nostra giustizia
fatta dinnanzi agli uomini, come pure dinnanzi a me
stesso.

C’è una varietà di beni ecclesiali: un bene reale caritativo,
un bene sacrificale, un bene legale, un bene associativo.
Di questi, uno solo, e precisamente il bene reale sacrificale:
fare il piccolo, Gesù lo ha voluto appariscente per sé, e
tale lo vuole anche per noi.
a) Per questo si è procurato un odio sommamente
appariscente, per dare al suo fare il piccolo la massima
notorietà.
b) Questo lo vuole anche per il mio fare il piccolo, perché
al Padre ne venga la gloria che spetta a Lui, che
nel fare il piccolo occupa il primo posto in assoluto.
Ogni altro bene ecclesiale lo vuole possibilmente nascosto.
Non sempre questo è possibile, quando il bene compiuto
è per sua natura sensibile e quindi visibile. Gesù ha
ben conosciuto il bene visibile, e lo ha compiuto in continuità.
Nel compierlo Gesù sa equilibrarsi molto bene tra
due esigenze:
1) L’una: doveva produrre dei segni per annunciare alla
gente le sue operazioni interiori: guarisce da ogni
malattia fisica per annunciare la possibile guarigione
della malattia dell’amore. Risuscita dalla morte fisica,
per annunciare la possibilità di risorgere dalla morte
dell’amore.
2) L’altra esigenza è di dare svolgimento ordinato e graduale
all’odio ecclesiale.
Per questi due motivi non toglie la visibilità al bene che va
operando. Quando la gente adopera il bene sensibile di
Gesù per conseguire altre finalità, immediatamente interviene
a correggere quella pericolosa deviazione.
1) Talora l’azione miracolosa la sottrae allo sguardo della
folla: come fa con un cieco, che porta lontano dalla
gente.
2) Più volte comanda ai miracolati di non dire nulla a nessuno.
3) Quando non riesce a contenere l’entusiasmo della folla,
Lui stesso impedisce gesti clamorosi, abbandonandola
a se stessa.
Lo fece alla moltiplicazione dei pani, quando la folla entusiasmata
si fa delirante per una sua immediata elezione a
suo re. Egli se la squaglia immergendosi nella solitudine
della montagna.
Al bene che Gesù fa, Egli dà tutto il nascondimento possibile.
Ciò che ha voluto per sé, a maggior ragione lo vuole
per i suoi discepoli.
Gesù anche a noi domanda tutta la possibile segretezza.
Gesù il nostro bene ecclesiale lo chiama: la nostra giustizia.
Appare chiaro che la pone a confronto con la sua: la
giustizia divina; la sua deve rimanere appariscente:
lasciarsi pubblicamente odiare in silenzio e con amore, per
dare svolgimento alla giustizia Paterna: al piccolo
Paternale.
La nostra giustizia tende invece a farsi appariscente: il
bene reale caritativo tende a farsi vedere, per la spinta che
gli viene dall’amore per me, e che è la stessa spinta del
piacere del bene: inganno di Satana.
Gesù richiama la nostra attenzione proprio sull’inganno
del bene: attenti a non fare la vostra giustizia davanti agli
uomini, per essere guardati da loro.
La mia giustizia va nascosta agli occhi degli uomini.
E la cosa non sembra oltremodo difficile: se faccio l’elemosina,
lo sappia soltanto la persona beneficata.
Ma io mi faccio male anche sapendolo soltanto una persona,
dalla quale attendo pur sempre una lode.
E allora Gesù va alla radice del mio male e mi domanda la
dimenticanza completa del mio bene.
Non lo devo ripensare.
Me lo dice con una frase che sa di assurdità: ‘Non sappia
la tua sinistra quello che fa la tua destra’. Nasconderlo
anche a me stesso.

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