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Nell’odio vi fa il piccolo appariscente al grado sommo.
Un luogo: Gerusalemme.
Una festività: la Pasqua. Un arresto, un giudizio dal passato
al presente religioso, politico e regale. Una esecuzione
della condanna. Una pubblica esposizione per almeno
sei ore sulla croce, in totale nudità.

L’amore per me mi fa divorare il bene che faccio sbocciare
dalla mia prima assoluzione, ma non contento ne produce
del suo e lo vuole appariscente. Per questo mi fa generatore
di bene appariscente. Dall’appariscente bene sociale,
siamo passati a quello ecclesiale. Dei quattro beni
ecclesiali: bene reale caritativo, bene reale sacrificale,
bene legale, bene associativo, solamente il secondo è rassicurante.
Tanto che Gesù lo vuole appariscente. Vuole
appariscente il mio, come ha voluto appariscente il suo.
Bene reale sacrificale è: fare il piccolo. Gesù fa il piccolo
lasciandosi odiare in silenzio e con amore, per pura devozione
al Padre.
a) L’odio ecclesiale occorrente remotamente glielo prepara
il Padre nella sua Chiesa ebraica privilegiata.
b) Ma poi, nel presente della sua vita, lo regola Gesù
personalmente: l’odio che accende contro se stesso
è umano.
L’odio che alimenta è religioso. L’odio che fa dilagare è
ecclesiale. L’odio che fa divampare è dirigenziale. L’odio
che fa incendiare è ufficiale. L’odio viene guidato al vertice
della appariscenza. Mentre imprimeva all’odio umano
questo graduale svolgimento, sono scoppiati fulminei tentativi
di eliminazione nei suoi confronti.
a) Il più furibondo lo si deve ai suoi compaesani: quelli
di Nazareth; i quali, sentendosi fortemente offesi
dalla preferenza che Gesù manifestava nel compiere
miracoli in altre città, improvvisano una sommaria
esecuzione capitale. Ma nell’attimo dell’esecuzione,
Lui se la svigna tranquillamente. Non era il piccolo
che voleva.
b) Così fece con i tentativi di sommaria lapidazione nei
suoi confronti. Non era quello il piccolo che voleva.
Il tutto lo ha concentrato nella sua ‘ora’:
1) Sceglie il luogo della massima notorietà: la capitale:
Gerusalemme: luogo di confluenza del mondo ebraico,
del mondo romano e del mondo orientale. (Primato
della eliminazione dei profeti)
2) Sceglie la celebrazione più solenne e più popolata: la
Pasqua, che riportava a Gerusalemme la totalità del
popolo ebraico.
3) Vuole un arresto ufficiale: capeggiato da uno dei suoi.
4) Vuole un processo pubblico multiforme: vuole essere
giudicato dal passato ecclesiale (Anna scaduto), dal
presente ecclesiale (Caifa in funzione), dal presente
politico (il procuratore romano Ponzio Pilato), dal presente
regale (Erode Tetrarca).
5) Vuole un indegno confronto umano: Gesù con Barabba
omicida.
6) Vuole una condanna a morte religiosa, civile, politica;
ma per attuarla con sicura efficacia, Lui si autocondanna
(reo confesso): ‘Figlio di Dio io lo sono’.
7) Vuole una esecuzione della condanna sotto gli occhi di
una città popolata all’inverosimile per la celebrazione
della Pasqua.
A conclusione di tanta pubblicità vuole la esposizione pub-
blica per almeno sei ore, sulla croce, nella sua nudità fisica,
morale, messianica e divina.
Non ha omesso alcun accorgimento che concorresse a dare
il massimo della appariscenza al suo farsi piccolo.
La sintesi della pubblicità voluta si può esprimere così:
Gesù vuole una distruzione fisica, morale, messianica,
divina, totale, pubblica, e ufficiale.
È questa la luce che Gesù fa apparire davanti agli uomini,
perché vedessero l’opera buona del fare il piccolo, e dessero
gloria al fare il piccolo del Padre nostro che è nei cieli.
Gesù ha voluto l’esposizione crociale.
Vuole ancora l’esposizione sacramentale, per chiamarci al
nostro fare il piccolo in esposizione pubblica e ufficiale.
Il piccolo appariscente che ha voluto per sé, lo vuole anche
per noi.

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