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Appropriatore di bene vagante. Prima dell’umano il divino
vagante. Prima del divino fatto da me ai fratelli, quello
fatto a me da Dio. Non quello di origine, ma di impiego.
Amore Paterno da Satana catturato per me. Il Figliale
finisce in mia proprietà, con esclusione di Dio.


Il piacere del bene:
1) Mi fa generare bene facile a vedersi: bene appariscente.
2) Mi fa mettere in mostra il bene capace di attirare: bene
attraente.
3) Mi fa convogliare su di me l’attenzione ben disposta:
bene disponente.
4) Mi fa aspirare la credibilità che faccio aderire a me:
bene aderente.
5) Mi fa divorare la gloria acclamante: bene gloriante.
Il bene appariscente, attraente, disponente, aderente e gloriante
proviene da un’unica fonte non confondibile: viene
da me. È bene mio; e come ci tengo a far sapere che è
mio!. Sarei pronto a difenderlo con ogni mezzo. Dio non
fa sicuramente così. Il bene che Lui fa scorrere nell’umanità
può essere tranquillamente violentato e sequestrato, e
ognuno può attribuirselo con estrema facilità. Il bene di
Dio si comporta come un bene vagante. Bene senza proprietario,
di nessuno. Un bene che se ne va in giro senza
portare il suo nome di appartenenza. Poiché si presenta
così, sono pochi coloro che ne riconoscono la provenienza
divina, e sono moltissimi coloro che se ne appropriano.
Io sono uno di questi, e non ho affatto timore a definirmi:
‘Appropriatore di bene vagante’. C’è un bene divino
vagante. Il bene divino vagante si presenta in una duplice
distinzione. C’è un bene divino fatto a me, e un bene divino
fatto da me ai miei fratelli. Prestiamo attenzione al
primo. Bene divino fatto a me.
1) Non è tanto il bene di origine. Non posso sentirlo mio
un corpo animato avuto in dono dai miei genitori, come
non posso sentire mio uno spirito umano avuto in dono
da Dio. Corpo e spirito sono due potenzialità che vanno
evolvendosi in un arricchimento continuo. Le qualità
fisiche come le spirituali in emergenza senza fatica le
sento totalmente mie, finanche esclusivamente mie.
2) Ma io faccio parola non tanto di un bene di origine,
quanto di un bene di impiego, che mi consente il ritorno
a Lui. Il Padre discende con me, spiritandomi il mio
spirito. Sono incominciato con uno spirito spiritato e
con un corpo animato.
Un raggio del suo spirito di amore espropriato mi si è
ceduto; dal suo Agente mi si è fatto concepire da vivere,
mi si è dato. Satana me lo ha trattato come un bene vagante.
L’ha catturato, me lo ha assegnato come un bene esclu-
sivamente mio, da adoperare totalmente per me. Mi sono
trovato proprietario dello spirito di amore del Padre. Non
solo una proprietà di tenuta, ma una proprietà di impiego.
Lo adopero in ogni mia azione: per amarmi, per prendere
e per godermi tutto quello che è di mio piacimento. Quella
operazione di Satana ha tracciato in me una forte tendenza
a proseguire sulla medesima linea.
Siamo stati raggiunti dal bene Figliale. Anche il Figliale si
comporta da bene vagante, e noi per quella tendenza
siamo prontissimi ad appropriarcene. Parliamo unicamente
del bene interiore che andiamo producendo nella vita
come cristiani. Guardandoci e confrontandoci ci troviamo
per quel bene migliori di tanti altri. Siamo capaci di due
appropriazioni: grazie a Dio per quel bene che ci ha fornito
a nostra esaltazione: il fariseo e il pubblicano.
La seconda appropriazione: il bene che faccio è mio, con
esclusione di Dio. Non importa che senza di Lui non possiamo
far nulla. È mio, e mia è la gloria.

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