La prima e la seconda accoppiata.
Il bene appariscente ci penso io a mostrarlo attraente.
Il bene scaduto lo lascio; metto mano a quello valutato: ilbene sociale e caritativo che hanno forte calamitazione e
vanno suscitando attenzione. La attenzione riesce a tenere
in piedi il bene disgraziato.
Una descrizione: l’amore Paterno produce bene purissimo,
ama unicamente per amore, e in compenso ne attende
odio purissimo: totalmente immeritato e assolutamente
gratuito. Una confermazione: l’amore Figliale produce
bene purissimo: ama unicamente per amore, e in compenso
ne attende odio purissimo: totalmente immeritato e
assolutamente gratuito.
Bene Paterno e bene Figliale ottengono la grazia più ambita:
quella di essere odiati. L’abbiamo chiamato, questo, il
bene graziato.
Una derivazione: l’amore cristiano dovrebbe produrre un
bene sempre più puro, che faccia sua l’attesa dell’odio
umano. L’abbiamo valutato così: bene graziato: quello che
attende di essere odiato.
Non ci fu difficile affermare la verità. Il bene che noi facciamo
uscire dalla prima assoluzione, quella che otteniamo
rinnegandoci qualsiasi piacere di cose e di persone, è
un bene palesemente disgraziato: che attende unicamente
di essere ripagato. Si rende più che urgente la radiografia
Pneumatica del nostro bene disgraziato.
A suo tempo ne avevamo tracciato i suoi lineamenti, e li
avevamo raccolti in otto pennellate espresse in forma ritmata,
disposte a due a due.
Ecco la prima accoppiata: il piacere del bene mi fa generatore
di bene appariscente, ostensore di bene attraente.
Per il bene appariscente ripenso al bene sociale, al bene
caritativo, al bene legale e al bene associativo. Il bene
appariscente poi ci penso io a metterlo in mostra. Sono un
abile ostensore. Lo faccio in modo intelligente:
1) C’è del bene ormai scaduto, fortemente svalutato: certe
forme di bene legale che non muovono più l’attenzione
e l’interesse: non me ne curo.
2) Ma c’è del bene che oggi è in auge, come quello sociale
o caritativo: mi faccio un ostensore accuratissimo del
bene attraente.
È il bene che sicuramente attrae per la sua forte calamitazione.
Il bene ha in sé una sua attrattiva più che non le
parole: le parole possono commuovere, ma solamente gli
esempi trascinano. Ma io metto in pubblico il bene non per
trascinare al bene i miei fratelli, ma unicamente per ottenere
la loro attenzione su di me.
La seconda accoppiata: ne viene così il bene tratto dal mio
bene disgraziato: il piacere del bene mi fa convogliatore di
attenzione bendisponente, e aspiratore di credibilità aderente.
Prima di convogliare, io voglio che si accenda l’attenzione
pubblica sul bene che io faccio.
L’attenzione nasce unicamente dalla visione esterna. Mi
faccio vedere, perché tutti mi guardino con attenzione. Io
li tocco sensibilmente; al mio tocco loro sentono, e siccome
si tratta di bene valutato, ne sentono piacere; il piacere
attrae suscitando tutta l’attenzione degli altri.
Al tempo di Gesù, c’erano persone religiose che facevano
bene dinnanzi agli uomini per essere ammirate da loro.
Facevano l’elemosina al suono della tromba. Pregavano
nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze in posizione
ritta. Digiunavano sfigurando il volto. Queste erano azioni
dal sicuro effetto attraente. Assicurata l’attenzione, tutto
il loro agire si mutava in continua finzione, per non sciupare
nulla dell’attenzione guadagnata. Gesù poteva concludere
su di loro: ‘tutte le loro azioni le fanno per essere
ammirati dagli uomini’.
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